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IL ROCK È MORTO? ANALISI DELLE TENDENZE MUSICALI DEGLI ULTIMI 50 ANNI

Il rock è morto? Sono diverse le persone, giovani e meno giovani, che, alla luce

delle nuove tendenze musicali, si pongono questo interrogativo senza però

riuscire a giungere ad una risposta univoca e concreta, che rispecchi davvero

la realtà musicale dei nostri giorni. Eppure, sono diverse le voci di coloro che vedono nel rock un genere ormai declassato, senza più proseliti.


In realtà, negli ultimi 50 anni abbiamo assistito ad una vera e propria

rivoluzione in ambito musicale, caratterizzata dal rapido susseguirsi di nuovi

generi, alcuni delle vere e proprie meteore (venute al mondo e scomparse nel

giro di poche stagioni) altri più persistenti, ma comunque in continua

evoluzione. In questo contesto, si colloca anche il rock che, a parer mio, lungi

dal poter essere definito “morto e sepolto”, come qualcuno stigmatizza

drammaticamente, è ancora in auge pur risentendo delle mode più o meno

passeggere dei vari periodi, e quindi non sempre al top dei gusti musicali

dell’audience dei vari paesi.


Il 1969 è l’anno d’oro del rock: in quest’anno il genere domina la scena

musicale imponendosi grazie ai celeberrimi brani di band già affermate del

calibro di Beatles, Rolling Stones o Who. In questo periodo si affermano e

iniziano la loro ascesa nuovi gruppo musicali quali i Led Zeppelin, capostipiti

dell’hard rock e del futuro heavy metal, o i King Crimson fautori, insieme a

Genesis, Yes e Nice, del progressive rock (che avrà un largo seguito anche in

Italia grazie ai New Trolls, alla PFM, ecc). Stiamo già assistendo, quindi, ad una

prima evoluzione del rock e a una sua ramificazione in sottogeneri diversi.


Negli anni settanta il rock vive una fase di grande portata grazie ai suoi

molteplici “figli”: i già citati heavy metal e progressive fioriscono insieme al punk

rock, da molti ritenuto l’espressione di una nascente forma di ribellione delle

nuove generazioni. Tuttavia, è sempre in quest’anno che si fanno strada nuovi

generi, come la disco music e l’hip-hop, con cui il rock è costretto a condividere

la scena.


Negli anni ‘80 e ’90, si assiste ad un periodo di decadenza: il rock sembra

eclissarsi soppiantato nei gusti giovanili da generi meno impegnativi. Tuttavia,

riesce ancora a far parlare di sé grazie ai successi di “vecchie glorie” e di nuove

leve (basti pensare al Britpop di Blur e Oasis).


E giungiamo quindi agli anni 2000, in cui il rock sembra completare il suo

tramonto alle spalle del rap (evoluzione dell’Hip Hop) in cui rima e parlata di

strada, accompagnate da melodie dal ritmo ripetitivo e penetrante, la fanno da

padroni.


Arrivando ai giorni nostri, alle soglie del 2020, il rock certamente non figura tra

i generi più ascoltati dai giovani. Secondo le statistiche musicali di quest’anno

non c’è alcun artista (di quelli in auge al momento) che sia riconducibile questo

genere, e questo farebbe supporre che la risposta al quesito iniziale non possa

che essere positiva. E invece non è così. Il rock, per quanto non più commercializzato come un tempo, continua ad essere un genere che riscuote un discreto successo anche tra le nuove generazioni. Ne sono prova le continue riedizioni di brani rock del passato (dai Beatles ai Rolling Stones) che registrano sempre il tutto esaurito, così come le cover reinterpretate da artisti contemporanei. E se ciò non bastasse, che dire delle band quali i Tame Impala o i King Gizzard & The Lizard Wizard, fino ai Greta Van Fleet che, con la loro

musica ispirata ai grandi maestri rock del passato, stanno facendo riscoprire

questo genere?


E allora che dire? Lunga vita al ROCK!


di Francesco Ruzzarin uscita n.1 a.s. 2019-2020, dicembre 2019


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