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Cambia la realtà, cambiamo noi

Il mondo che ci circonda cambia in continuazione, e noi giovani, esattamente come un organismo in un sistema funzionale, cerchiamo di adattarci alle modifiche che si verificano. Una di esse è l’introduzione della tecnologia: internet e il web hanno modificato il nostro modo di vivere forse più di qualsiasi altra cosa, offrendoci svariate opportunità a livello di informazione e comunicazione che un tempo non c’erano. Da questo punto di vista la

nostra sensibilità a livello globale si è amplificata. Si è ristretta invece quella locale: è vero che in 0,2 secondi posso sapere che le persone manifestano in Cina, ma allo stesso tempo tendiamo ad isolarci quando si tratta di parlare dello stesso argomento con una persona che ci siede accanto in autobus, ed entrambi i fatti si verificano a causa, o grazie, allo stesso dispositivo. Gli studenti 20 anni fa non avevano la stessa disponibilità di informazioni che abbiamo noi oggi e questo, per alcuni, si è dimostrato di fondamentale importanza per

riuscire a sviluppare quella sorta di sensibilità necessaria per capire che esiste un mondo al di là di Padova, al di là del Veneto e al di là dell’Italia.


"Il modo di relazionarci all’ambiente che ci circonda è cambiato, i social e le piattaforme interattive ci forniscono costantemente la possibilità di essere in contatto con gli altri, di condividere, di vedere, di sapere"


Dico alcuni perché, come un tempo c’erano giovani disinteressati, ci sono ancora oggi. Tuttavia oggi la mancanza di informazione è meno giustificata rispetto a prima. Attualmente si tratta più di pigrizia che di assenza di fonti. Il modo di relazionarci all’ambiente che ci circonda è cambiato, i social e le piattaforme interattive ci forniscono costantemente la possibilità di essere in contatto con gli altri, di condividere, di vedere, di sapere. In poco tempo riusciamo a comunicare con persone che sono dall’altra parte della Terra, riusciamo a

coltivare relazioni a distanza, ad essere presenti anche solo con un emoticon o con un vocale. Sembrerebbe che non ci siano più muri a dividerci, ma in realtà non è sempre così. Il cellulare e gli altri mezzi tecnologici rappresentano un arma a doppio taglio in grado di minare anche la più semplice delle qualità innate dell’uomo: la socializzazione. Non di rado riusciamo a vedere persone sedute a uno stesso tavolo che non scambiano parola ma che condividono con il mondo la foto del loro piatto prelibato ricevendo like e commenti positivi. Viene da chiedersi: è questo il vero progresso? La tecnologia è uno strumento creato dall’uomo, e, come ogni altro, può portare danni o migliorare la qualità della nostra vita. I giovani, cresciuti con entrambe queste possibilità, sono vittime e allo stesso tempo artefici della loro realtà.


Un altro aspetto che mi sembra importante sottolineare consiste nel cambiamento del rapporto tra giovani e adulti: negli ultimi anni si è sviluppata la convinzione che gli adolescenti crescano privi di ogni sorta di regola, con un alto tasso di permissività che li porterebbe a sviluppare una specie di costante senso di “ribellione” nei confronti delle autorità. La disciplina, ritenuta da molti strumento di fondamentale importanza per l’educazione, è diventato un valore secondario, e questo sfocia in motivi di scontro poiché non vengono riconosciuti i ruoli e le responsabilità che le singole figure portano con sé. Ma porsi in modo attivo nei confronti delle regole e di chi le rappresenta può veramente essere visto solo come un atto di sfrontatezza? L’altra faccia della medaglia ci suggerisce che questo atteggiamento potrebbe derivare o da un forte desiderio di comprendere in modo più profondo il sistema oppure per un altrettanto forte e condiviso senso di fragilità e

insicurezza. I giovani, alcuni più di altri, sono diventati maggiormente insicuri. Questo è visibile soprattutto nell’ambiente scolastico, e confermato da diversi studiosi, come Frank Furedi, professore di sociologia dell’Università del Kent (Canterbury, Gran Bretagna), il quale afferma che "I ragazzi sono ipersensibili" e che "coltivare ed esporre le loro fragilità è diventato parte integrante del tipo di identità che celebrano".

L’ansia, l’insicurezza e l’instabilità sembrano radicarsi dentro i giovani, portandoli ad essere meno resistenti e meno pronti ad affrontare la vita anche al di fuori dell’ambiente scolastico. In particolar modo i dati dell’Istat degli ultimi anni mostrano che in Italia due giovani su tre tra i 18 e i 34 anni vivono ancora a casa con i genitori: questo può essere sicuramente il prodotto di una riforma scolastica che sottolinea l’importanza della specializzazione e quindi prolungamento degli studi, ma anche il risultato di una generazione che si sente

costantemente impreparata ad affrontare la vita reale. Il cambiamento è una costante: la ribellione, l’insicurezza, la fragilità e il coinvolgimento sociale sono elementi che, seppur in modi diversi, appartengono ai giovani di qualsiasi epoca. Il valore che mi sembra maggiormente arricchire il mondo in cui oggi viviamo è la diversità. Con la diversità conviviamo, e impariamo ad amarla in ogni forma e sfumatura, considerandola parte

integrante di noi stessi e della nostra cultura. È attraverso diversità d’aspetto, di colore, di opinioni, di gusti che abbiamo ampliato la nostra mentalità e arricchito il nostro modo di vedere il mondo circostante, anche se uscire dalla nostra “normalità” talvolta ci spaventa ancora. Questo, forse, è ciò che più ci caratterizza e verso il quale dovremmo sempre guardare per risanare la negatività che il tempo può portare con sé.


di Claudia Stellato uscita n.1 a.s. 2019-2020, dicembre 2019

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